Il 5G e la nuova vita di arte e musei

In un mondo contraddistinto da un continuo interscambio tra on e off line, anche la cultura può raggiungere nuove frontiere di fruizione tech-friendly.

Superato lo stereotipo del visitatore in fila per entrare, o dell’audioguida all’orecchio, si fanno largo nuove guide virtuali, ologrammi, esperienze immersive di realtà aumentata e le più variegate applicazioni dell’Internet of Things (IoT), che coinvolgono il visitatore in una nuova modalità di fruizione dell’arte. Si tratta di un approccio all’arte più inclusive e coinvolgente, soprattutto per le fasce d’età più giovani.

Questa rivoluzione tecnologica dei musei passa per il 5G, una risposta alle nuove e pressanti esigenze di connettività e trasferibilità dei dati.

 

Il 5G e la rivoluzione digitale

Cominciamo col fare chiarezza su questa tecnologia: il 5G non è una banale evoluzione del 4G. Con caratteristiche tecniche diverse, la fifth generation net ha sviluppato un nuovo approccio a Internet e allo scambio di dati.

Lavorando contemporaneamente su frequenze, antenne e tecniche di trasmissione diverse, il 5G consente una maggiore velocità di accesso ai dati e una riduzione dei tempi di latenza, inoltre garantisce maggiori spazio di archiviazione e affidabilità dei collegamenti, oltre a un numero superiore di connessioni in contemporanea.

Il 5G è il passo necessario per la completa digitalizzazione delle imprese e di tutti i servizi e per preparare il settore delle telecomunicazioni a entrare a pieno regime in modalità Edge Computing e nelle applicazioni digitali data intensive.

L’Edge Computing è un’architettura IT con potenza di elaborazione decentralizzata, predisposta per le tecnologie IoT. Nell’Edge Computing, i dati sono elaborati dal dispositivo stesso o da un server locale, anziché essere trasmessi al data center, velocizzando il trasferimento dei dati. Tutto ciò, combinato con la latenza estremamente bassa del 5G, potrà aprire la strada a esperienze più immersive che coinvolgeranno tantissime applicazioni dell’IoT, realtà virtuale (VR) e la realtà aumentata (AR).

 

Ma allora quali esperienze ci riserveranno i musei 5G-friendly?

Musei tecnologicamente attrezzati potranno offrirci la possibilità di ascoltare il racconto di un’opera dalla viva voce dell’artista, ad esempio, e di sperimentare nuove e sempre più immersive esperienze di fruizione dell’arte grazie all’AR.

La rete di quinta generazione consentirà inoltre di avere accesso nell’immediato a una grande quantità di informazioni correlate all’opera d’arte, messe a disposizione dal museo, al punto che se un visitatore ammirato davanti a Resurrezione di Lazzaro nel Museo Regionale di Messina dovesse sentire l’esigenza estemporanea di ammirare gli altri quadri del Caravaggio ispirati al Vangelo potrebbe vedere materializzarsi davanti ai suoi occhi la Negazione di San Pietro, quasi come a essere catapultato in pochi secondi al MET di New York.

Per le visite al museo si delineano insomma nuove e tecnologiche esperienze multisensoriali, così estremamente phygital da rendere sfumati e sovrapposti i confini tra elementi reali e virtuali.

In Italia l’era del 5G è appena iniziata, la rete copre ancora poca parte del territorio nazionale, ma già qualcuno ha mosso i primi passi verso il futuro, vediamo insieme qualche esempio.

Il MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo dedicato alla creatività contemporanea è già 5G-ready, predisposto cioè per tutti i servizi consentiti dalla nuova tecnologia: realtà aumentata, guide virtuali e la possibilità di scaricare velocemente app e contenuti sulle mostre o su singole opere.

All’Argentiera di Sassari, borgo minerario dismesso affacciato sul mare, la memoria storica si incontra con l’innovazione in MAR – Miniera Argentiera, il primo museo minerario a cielo aperto in realtà aumentata. Progetto sostenuto dalla Regione Sardegna in collaborazione con LandWorks, prevede un itinerario che si snoda attraverso ruderi industriali e case abbandonate. Lungo il percorso ci si imbatte in 4 installazioni artistiche visibili tramite un app. Basta avere un tablet o uno smartphone e inquadrare gli edifici per vederli animarsi e dare vita all’opera digitale.

Tramite smartphone, al Castello di Masnago a Varese, le opere degli affreschi della Sala degli Svaghi e della Sala dei Vizi e delle Virtù diventano interattive svelando anche dei retroscena legati alla loro storia.

Un progetto interessante è quello lanciato dalle Gallerie Pietro Micca di Torino, visitabili mediante una singolare esperienza virtuale con degli specifici visori: dall’interazione con una guida esperta, che si materializza sotto forma di avatar, all’interazione con gli oggetti presenti negli ambienti virtuali, come le pile con cui farsi luce nei sotterranei della vecchia fortezza sabauda. La soluzione, figlia di un progetto congiunto del Comune di Torino in partnership con Tim, è stata sviluppata dai laboratori del TiLab, un centro di ricerche all’avanguardia nel campo del 5G e della Realtà Virtuale.

Questi esempi ci mostrano come l’high-tech sia già parte integrante di diverse realtà museali, non vediamo l’ora di scoprire di più sulle potenzialità offerte dal 5G e su come queste saranno sfruttate dal mondo dell’Arte.

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